BARGONI

2017

…Bargoni, che riconosce le forme anche se la sua pittura pare avversarle, si confronta con una superficie che ha una forma terribilmente forte, “destinata” si potrebbe dire. Ma, allora, come sfuggire all’incantesimo della configurazione di quella superficie?
Possiamo formulare solo delle ipotesi, la prima delle quali si chiama passione. La passione per la pittura e la passione che questa suscita. Un po’ come se attraverso di essa potesse compiersi l’operazione che Giuseppe Ungaretti invocava per la poesia: “popolare di nomi il silenzio”. Ogni tela, o meglio ogni “stazione”, è il riflesso che il mondo diffonde su di noi: un’apparenza che esprime, manifesta un nome, la possibilità di un linguaggio, un’apertura di senso che appassionatamente ricerchiamo. 

Bargoni, ancora una volta, attraverso l’atto del dipingere avvia un processo di individuazione e l’individuazione si mostra e così facendo si differenzia: ogni “stazione” vive della propria singolarità, si offre tal quale è. Eppure, in virtù del supporto formale sul quale quel gesto si rende esplicito, la singolarità che “accade”, che si mostra, istituisce un rapporto analogico con lo svolgersi delle altre “stazioni”, delle altre croci… 

… Un segno-grido come le “croci” di Bargoni, dove ogni declinazione “religiosa” si dissolve, a favore di uno sforzo di mantenere un legame con il mondo, con un mondo che rischia di diventare sempre più un oggetto estraneo, un luogo ostile dove è sempre più difficile trovare spazio per intessere relazioni, comprendere le 

differenze, costruire nuove identità. Di fronte al rischio dell’allontanamento, forzato o volontario, dal mondo, il “sacro” di Bargoni si presenta come sovversione nei confronti del pessimismo, di ogni visione rinunciataria. E questo sacro, probabilmente, è un antidoto che può rischiarare l’oscuro dei silenzi che ogni epoca attraversa. (Bruno Bandini)

Nella notte del mondo il bagliore della Croce 

Nelle “croci di Luce” di Bargoni sorprende la densità fiammeggiante dei colori che trattengono una Presenza irriducibile. E chiede occhi per saperla scorgere nell’assenza della figura, attivando un altro codice, quello della luce e del colore…  Le dense colate di pigmento sulle tele di Bargoni trattengono il suo corpo che va disfacendosi o nei vermigli delle cascate doloranti di sangue o nei violetti del gelo della morte o nei gialli cadaverici che annunciano lo sfacelo o nel cupo nero del nulla che avanza. Ma più profondamente, con occhio vigile e contemplativo, sotto questi rivoli di colore appare, come aggrovigliato, quel corpo che preme per rendersi visibile…  Bargoni rappresenta non sono semplici quadri, sono proprio croci. Aver voluto dare colore a quest’insolita forma delle sue tele è stato come aver voluto accettare la sfida di entrare nel mondo del Crocifisso, ascoltandolo con la propria anima, e lasciandosi tentare dal sottile fascino di un affetto così smisurato di un Dio che muore per l’uomo… (Padre Erminio Antonello) 

Bargoni / Religo Collegio Alberoni