Ogni quadro per me è un esercizio.
Un esercizio per mantenere in forma le immagini che ininterrotte mi attraversano. Un esercizio per continuare a correre dentro i colori, per lanciare le mie grida di disperazione e i mei respiri di irragionevole felicità.
Mai un quadro finito è perfetto per me, mai ne sono soddisfatto totalmente. Se continuo, finché continuo, è perché trovo, sento e voglio qualcosa di più compiuto, di più vero. La mania per la pittura nella vita mi ha tolto da tutto il resto, ma il resto non è che pittura. Il passato è passato. Come sono stato non sono più. Il percorso non è stato né rettilineo né scontato. Come per tutti, per fortuna.
Se anche comincio un quadro con un progetto, durante il lavoro il pensiero creativo, rapido e imprevedibile, non segue regole ma modifiche continue, fino alla sorpresa del risultato.
Quando la tela è piccola, lo sguardo acuto e la precisione del gesto scavano con puntigliosa attenzione lo spazio, sognando possibili praterie. Quando la misura della tela sta tra le mie braccia allargate, credo di possedere la soluzione e la risposta a domande che altrove non oso farmi.
E nelle tele grandi mi sento portato sulle spalle dalla mia storia, dai pittori che ho amato, dai chilometri quadrati di pittura che ho visto; lo sguardo è epico, uno sguardo dalle mura.
Giancarlo Bargoni, gennaio 2021 (Traduzione di Brenda Bacigalupo)
Con Giovanni
2021