BARGONI

2023

“La ricerca continua di un luogo dove l’arte diviene una sorta di condizione sperimentale
in cui si sottopone a verifica il vivere”

Mocambo

… il ciclo di Bargoni vive in una repubblica dove si assottiglia vertiginosamente la separazione tra esecuzione e ascolto; dove l’intervento dell’esegeta, del critico, si riduce a semplice guida di ciò che c’è da ascoltare. Dove, per una volta, si dissolvono le discussioni parassitarie che vertono sulle arti, e, come si augurava George Steiner in Vere Presenze, si possa vivere nell’utopia di un mondo di autori e fruitori, senza la “necessità” del commento.

Dietro le “serrande abbassate” del Mocambo si agita il tempo irriducibile di un desiderio che – prestando attenzione – si manifesta nella sua carnalità più intima; un luogo dove, per dirla con John Cage, l’arte diviene «una sorta di condizione sperimentale in cui si sottopone a verifica il vivere».

Noi osserviamo la pittura dietro la quale si dibatte un’alterità insondabile e inesauribile, un processo organico dove le forme mutano incessantemente; dove la vita della materia, del desiderio tutto umano prende corpo. Ma noi lo osserviamo da fuori, la serranda occulta quelle trasformazioni, eppure ne ascoltiamo le battute, la scansione attraverso le quali le note – di una pittura che si fa musica – si radunano.

Noi, costretti fuori, possiamo solo immaginare le movenze del tempo della creazione e della dissoluzione delle forme; empatie sottili di cui annotiamo orme, tracce, impronte. Ma siamo consapevoli che in quel tempo infingardo e ostile che definisce la creazione dell’artista albergano reliquie che tengono in vita ciò che è lontano dal tempo, ciò che non si consuma.

Come pura divagazione – jazz a parte –, la serie di Bargoni credo abbia qualcosa a che vedere con una delle indicazioni previste da Baltasar Graciàn nell’ Arte della prudenza: “C’è chi per raggiungere i propri scopi si serve del desiderio altrui come base di partenza … fa leva più sullo sforzo della passione che sulla certezza del possesso”. Il gesuita che alla metà del Seicento chiarisce i rischi della dipendenza da un desiderio fecondo di fantasmi somiglia molto al nostro sguardo incerto e voyeuristico. Mentre Bargoni evoca un tempo del desiderio carico di dubbi, di sprofondamenti. Un tempo che richiede, proprio a noi, di tessere l’ordito di una compiutezza del gesto capace di porsi al servizio dell’oscurità di una vita piena di “serrande abbassate”. (Bruno Bandini)

“La recherche permanente d’un lieu où l’art devient une sorte de condition expérimentale
dans laquelle la vie est testée.

Bargoni nell'atelier di Castell'Arquato

Bargoni nell'atelier di Castell'Arquato